La Società Maggiore di Santa Maria di Firenze e i suoi rettori nel 1299

La Legenda de origine dei Servi di Maria (ca 1318) ricorda i primi frati dell’Ordine negli anni trenta del dugento. Siamo al capitolo terzo, 18, dove si parla del terzo stato di vita e la riverenza e l’onore verso la Madonna, menzionando “a Firenze una associazione istituita da lunghissimo tempo fa in onore della Vergine Maria, la quale per la sua antichità e per il gran numero degli associati, uomini e donne – dato che in detta città ci sono moltre società di nostra Signora – è chiamata in modo particolare e speciale ‘maggiore’, a preferenza di tutte le altre, cosicché quantunque tutte le altre abbiano il nome generale di ‘Società di Nostra Signora’, solo questa in modo speciale si chiama ‘Società maggiore di Nostra Signora’.
Di questa facevano parte, singolarmente innamorati della Nostra Signora, i sette uomini già ricordati iniziatori del nostro Ordine, prima della loro effettiva unione.
Per questo, avendo il nostro Ordine, come risulta da quanto detto sopra, avuto origine dalla provincia toscana, nella città di Firenze e dalla Società della Nostra Signora, è chiaro che tutti i frati del nostro Ordine sono obbligati non solo ad amare di vero cuore e a onorare la località e la gente di questa città e provincia e della sudetta società, ma anche sempre a pregar devotamente Dio per le dette località e persone, per la loro conservazione e per la santificazione e della gente già ricordata”.
Altre fonti fanno risalire la fondazione della Società Maggiore la vigilia dell’Assunta 1244 per opera di San Pietro Martire contro gli eretici patarini con lo scopo della “preservazione dell’ortodossia e esercizio della carità”. Ricordano anche le guerre civili e la strage di San Bartolomeo (24 agosto 1245), perpetrata dal podestà e dai ghibellini a Santa Reparata, il duomo, di Firenze e nel cimitero adiacente (la piazza del campanile di Giotto, Davisohn, II 407 ss, 426).
Da ciò risulta una evidente contraddizione di date tra la presenza della Società negli anni trenta del duecento e la fondazione del 1244. Fu risolta dal padre Raffaele Taucci osm († 1971) che ne sfatò l’attribuzione della nascita al santo domenicano.
“Checché ne sia peraltro di essa, egli è invece certo che San Pietro Martire non istituì l’altra Società o Compagnia della Fede, né i dodici suoi Capitani [l’esercito del popolo e i suoi capitani, due per sestiere], né tanto meno la Compagnia Maggiore di Santa Maria [...].
Che San Pietro Martire abbia animato quell’azione armata contro gli eretici, è conforme ai documenti del tempo [...]; ma che abbia istituito un nuovo corpo religioso-militare, diverso dall’esercito popolare già costituito e organizzato, no”.
Altro non sappiamo in quanto la questione non è stata più approfondita dal punto di vista di nuovi documenti relativi.

Due atti inediti rogati da ser Biagio di Gianni Boccadibue ricordano ai posteri la Società Maggiore di Santa Maria e i suoi rettori nel 1299.
Il primo è una procura ed ebbe come testimoni Puccio Bencivienni e ser Manno Banci notaio.
I rettori erano nove: Sanmartino di Benventi, Sinibaldo di Migliore, Sennuccio di Albizo del Bene, Baffo di Burnetto, Baldo di Cornacchino, Maffeo di Ristoro, ser Gianni Boccadibue, Villano di Stoldo e Mompuccio di Salvi del Chiaro, i quali agirono “vice et nomine” della loro società, dell’ospedale del Bigallo “et domorum Misericordie de Sancta Lucia dei Magnolis et de Verzaia que sunt sub protectione dicte societatis et rectorum”.
Tramite altri tre associati – “domino” Donato di Bilenco, Vanni di Antinori e Fantino di Sulimanno –, costituirono Chele di Maffeo camerario (economo) come loro sindaco e procuratore per esigere dal comune di Firenze quanto avrebbero dovuto avere “pro elemosina”.

Anche secondo rogito è una procura per trattare affari e una divisione di beni, ed ebbe per testimoni ser Dato e “ser Yseppo” (Giuseppe) pinzocheri, cioè laici di un ordine religioso (forse i francescani) praticanti vita devota, di preghiera e di carità.
Il testo ricorda come i rettori (gli stessi di sopra), insieme a Fantino di Sulimanno e a Donato di Bilenco, pur non revocando il sindacato fatto a ser Benincasa di Struffaldo, a ser Bettino Rau e ad altri, – a suo tempo scritto da ser Francesco di Spigliato –, fecero sindaci altri due notai: ser Berto di Viviano e ser Nuto di Nuto. Li incaricarono di occuparsi di quanto avevano, avrebbero avuto e avranno da avere con il notaio ser Benincasa di Donato presso (“coram” in latino) le autorità che erano il podestà e capitano della città, i loro giudici dell’ufficio e i notai passati e futuri, i priori delle arti e il vessillifero di giustizia, i signori vescovi di Firenze e di Fiesole e i loro ufficiali e i giudici e gli ufficiali di di Firenze.
Ovvero dettero loro mandato per agire a qualunque titolo nelle cause e difendere, replicare, chiedere, contestare, protestare e giurare eccetera (c’è tutta la casistica possibile delle azioni legali civili). E inoltre:

“Item ad provocandum dictum ser Benincasam notarium ad divisionem domuum et bonorum immobilium quondam dicti Donati prout fuit oportuni”, agendo e facendo tutte le cose pertinenti“sub obligo et ypotheca rerum dicte societatis” – sotto l’obbligo e ipoteca delle cose della società.

Qualche nota
Due ospedali furono a Santa Lucia dei Magnoli (via dei Bardi), eretti nel 1283: uno per gli uomini di 20 letti e uno per le donne di dodici letti. Durarono circa un secolo e mezzo fino a che cedettero il posto a dei palazzi).
Piazza di Verzaia oggi si trova Oltrarno presso la porta di San Frediano (sec. XIV) e il lungarno di Santa Rosa, non molto distante dalle mura. Era attraversata dalla via pisana e fu per questo luogo adatto per un ospedale medievale.
Tra i rettori della Società del 1299 – da qui se ne può vedere la qualità –, Sennuccio di Albizo del Bene fu parente del poeta stilnovista Sennuccio di Benuccio di Senno del Bene († 1348), Baldo di Cornacchino fu un orefice che nel 1284 venne deputato dal comune di Firenze ai pesi e le misure, Villano di Stoldo, priore del comune nel 1300, fu padre degli storici Giovanni Villani († 1348) e Matteo († 1363), Mompuccio di Salvi del Chiaro dei Girolami fu priore nel 1300 e, essendo dei Bianchi, con i fratelli Girolamo e Chiaro ,venne condannato al confino nel 1302.

Paola Ircani Menichini, 20 settembre 2024. Tutti i diritti riservati.




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